cash flow

Come nella quotidianità, anche nell’azienda, ci sono elementi che hanno una rilevanza maggiore rispetto ad altri; fra questi elementi, quello di cui l’azienda ha assoluto bisogno è il Cash flow, conosciuto anche come flusso di cassa che descrive la quantità complessiva di denaro entrato e uscito dall’azienda nel corso dell’anno.

 

Cash flow: cos’è?

Il Cash flow o flusso di cassa possiamo definirlo come la grandezza più importante dell’azienda. In periodi come questi, di crisi esogena (derivante da fattori esterni), le aziende che hanno poca liquidità sono quelle che soffrono di più e sono più esposte al fallimento.

È ormai una consuetudine, purtroppo, che nonostante l’azienda generi ampi margini di profitto, si trovi in difficoltà nel pagare fornitori, tasse e dipendenti. Saper gestire dettagliatamente ed efficientemente i flussi di cassa, deve essere uno degli obiettivi di qualsiasi azienda.

Il Cash flow, infatti, misura la capacità dell’impresa di far fronte ai propri obblighi senza dover necessariamente chiedere aiuto a soggetti esterni attraverso un finanziamento. È lo strumento più importante per il controllo finanziario dell’azienda mirato ad ottimizzare l’utilizzo della liquidità per contenere gli oneri finanziari.

Essere in grado di stimare il flussi di cassa di un dato periodo, magari di tre mesi o addirittura un mese, consente di poter negoziare trovare la soluzione giusta in anticipo per pagare determinati debiti e a coprire deficit di liquidità dovuti ad inaspettati avvenimenti (ad esempio una sanzione da parte del Fisco).

 

Quanti tipi di Cash flow abbiamo?

L’azienda è divisa in varie aree e, come tali, queste hanno i propri flussi. Per tale motivo si distinguono 3 diverse tipologie di cash:

  • Operative cash flow, è il flusso dall’attività operativa, ovvero in base a quello che fa la mia azienda. Ad esempio se si producono e si vendono telefoni, il flusso di cassa operativo è frutto della gestione della vendita, nonché delle varie spese da sostenere. Serve ad indicare se un’azienda è in grado di produrre e generare abbastanza cassa da poter mantenere l’attività (oppure se bisogna far fronte a finanziamenti) e farla, nella migliore delle ipotesi, incrementare.
  • Asset cash flow, è il flusso derivante dagli investimenti in asset aziendali che possono azioni o immobili. Questo flusso, possiamo paragonarlo anche outflow, perché si tratta di un costo che ho sostenuto per investire e magari avere un ritorno. L’acquisto, ad esempio, di un immobile non va nel Conto Economico, o meglio va, ma solo una parte di esso frazionata negli anni (quindi viene ammortizzato negli esercizi).
  • Financial cash flow, è il flusso derivante dall’accesso al credito bancario o di terzi (soci). Si tratta di un flusso che, dapprima, ha un valore positivo, perché ricevo questi soldi da un terzo. In un secondo momento si trasforma in negativo perché sono soldi che non dipendono dall’operatività ma che l’azienda ha a disposizione sotto forma di prestito, quindi sono obbligato a restituirli. A meno che non fallisco, ma non è il caso di intraprendere questo discorso.

 

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Come si calcola e perché avere un Cash Flow negativo è pericoloso

Il Cash flow, come detto, è un importante indicatore perché consente di valutare la capacità finanziaria e la redditività dell’impresa. Tra l’altro, è uno dei primi indicatore che valutano le banche quando chiedi un finanziamento.

Per arrivare a calcolare il Cash flow vi sono diverse modalità. Si potrebbe pensare, analizzando il Conto Economico, che il flusso di cassa coincida con l’utile netto. Tuttavia, questo approccio è errato poiché nel calcolo dell’utile incidono delle voci non monetarie che non generano un’uscita cassa.

Pensiamo, ad esempio, all’acquisto di un macchinario, il cui pagamento avviene in un unico esercizio ma che ha riflessi sul Conto Economico per diversi anni mediante gli ammortamenti; quindi non sono solo un allineamento contabile e un’uscita di liquidità aziendale.

Sostanzialmente, per calcolare il Cash flow, si potrebbe partire dall’utile netto a cui:

  • aggiungiamo i costi non monetari (ammortamenti o quote Tfr, ad esempio)
  • e sottraiamo i ricavi non monetari (imposte anticipate o la rivalutazione delle partecipazioni, ad esempio).

Così siamo in grado di verificare se, il Cash flow è:

  • positivo, vuol dire che l’azienda ha generato liquidità utile per coprire i propri fabbisogni;
  • negativo, significa che l’azienda ha consumato maggiore liquidità rispetto a quella che ha generato.

Avere un Cash flow negativo è sinonimo di preoccupazione per l’azienda: vuol dire che la stessa, non è in grado di autogestirsi e di far fronte alle obbligazioni assunte mediante la liquidità prodotta.
Questa situazione si verifica spesso, diciamo che è quasi normale, nelle aziende neo costituite. Non lo è assolutamente nelle aziende costituite da anni. Eppure si verifica lo stesso.

Gestire correttamente i flussi di cassa, sia in entrata che in uscita, è vitale per assicurare la liquidità necessaria da permettere all’impresa di sostenere al meglio la propria attività, senza indebitarsi e far ricorso a finanziamenti esterni.

 

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Un utile strumento per monitorare il Cash flow

Se hai a cuore la tua azienda, non puoi fare a meno di avere uno strumento che ti consenta di monitorare, in tempo reale, l’andamento dei flussi di cassa: la cassa, rappresenta l’elemento vitale per la tua attività.

Non gestire correttamente il flusso di cassa è uno dei grandi problemi che affligge il 90% delle aziende: avere la cassa vuota nonostante il fatturato alto.

La soluzione per evitarlo è avere il totale controllo sui numeri della propria azienda, in modo tale da poter prendere, in ogni momento, le migliori decisioni possibili per il proprio business.

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